Palermo - Mappa delle Pericolosità e del Rischio Geomofologico
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Tavole in formato pdf - Pericolosità e rischio geomorfologico - Regione Sicilina
Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico - Regione Sicilia
La pericolosità geomorfologica
Pericolosità ambientale riferita alla probabilità che si verifichi un fenomeno di instabilità geomorfologica, cioè un fenomeno connesso a forme del terreno che non sono in equilibrio con l’ambiente naturale o che lo sono ma in modo particolarmente dinamico.
Processi che determinano una pericolosità geomorfologica sono:
a) la degradazione dei versanti e, in particolare, i movimenti franosi.
Le frane, infatti, oltre alla loro pericolosità intrinseca, possono ostruire temporaneamente gli alvei fluviali e allo stesso tempo dar luogo ad accumuli incanalati che si scaricano periodicamente a valle, spesso in conseguenza di intense precipitazioni. Fondamentali sono anche i fenomeni di instabilità dei versanti in aree vulcaniche e le deformazioni gravitative profonde assieme al loro monitoraggio;
b) l’erosione e le inondazioni fluviali. Il processo di inondazione si manifesta in dipendenza di diversi fattori, naturali e artificiali, che interagiscono al fine di determinare la capacità di trasferimento delle acque all’interno del sistema fluviale. Risulta così evidente quanto sia fondamentale la previsione in tempo reale delle piene di un corso d’acqua, previsione che può realizzarsi a condizione di disporre di sistemi di telemisura sui bacini idrografici; queste devono consentire di disporre di un valore affidabile del volume di pioggia che cade su un bacino e di una sua eventuale previsione, nonché di conoscere in modo più dettagliato i fenomeni di infiltrazione delle acque e di avere una migliore interpretazione della variabilità spazio-temporale delle precipitazioni. Di particolare importanza sono inoltre la previsione in tempi brevi delle piogge di breve durata e forte intensità, e l’individuazione delle cosiddette aree inondabili, cioè di quelle aree soggette a differenti modalità di allagamento in relazione ai reciproci rapporti geometrici con il corso d’acqua di pertinenza;
c) l’erosione marina. La pericolosità connessa all’erosione marina è legata ai danni prodotti alle attività antropiche, le quali rappresentano esse stesse la principale fonte di instabilità nell’ambiente costiero, a seguito delle escavazioni negli alvei fluviali di sabbia e ghiaia (che impoveriscono gli apporti detritici dei corsi d’acqua alimentanti le spiagge), della costruzione dei porti-canali (che allontanano verso il mare i sedimenti apportati alla costa, impedendone il trasferimento lungo il litorale), dell’estrazione di acqua e metano dal sottosuolo (che causa processi di subsidenza e quindi sopraelevazione del locale livello marino), della costruzione di dighe per bacini idroelettrici (che trattengono ingenti quantitativi di sedimenti sabbiosi, sottratti così al ripascimento naturale della spiaggia). Benché nuove strutture di difesa siano state realizzate a protezione dei litorali, la migliore strategia d’intervento è sicuramente rappresentata dal ripascimento;
d) l’erosione eolica. L’azione esercitata dal vento risulta essere fonte di pericolosità geomorfologica lungo i litorali sabbiosi fortemente antropizzati: qui, a causa dello sfruttamento turistico incontrollato, sono state rimosse e destabilizzate le sabbie dunari e dei cordoni litorali, con il risultato che la maggior parte di questi materiali è andata a ricoprire le confinanti aree coltivate, rendendole impraticabili per l’agricoltura;
e) l’erosione glaciale. La pericolosità geomorfologica dei ghiacciai si esplica in aree montagnose, dove l’origine dei dissesti è principalmente connessa alle deformazioni subite dalle masse rocciose in seguito alle pressioni esercitate dalle lingue glaciali che confluiscono nelle valli. Con il ritiro dei ghiacci queste zone, notevolmente fessurate, subiscono crolli improvvisi e i materiali, ostacolando il libero deflusso delle acque, creano le condizioni per potenziali inondazioni;
f) l’erosione periglaciale. In ambiente periglaciale la maggiore pericolosità geomorfologica è rappresentata dalle valanghe. Oltre che da fattori ambientali, le cause di innesco delle valanghe possono essere prodotte dall’uomo, soprattutto in quelle aree dove la pressione turistica è molto forte;
g) l’erosione carsica. La pericolosità ambientale nelle regioni carsiche è connessa alla presenza di numerose cavità nel sottosuolo, a causa delle quali si possono verificare sprofondamenti del terreno; in aree sismiche, queste cavità rappresentano inoltre un fattore di potenziale pericolosità indotta, in quanto possono causare cedimenti e crolli che vanno a riflettersi in superficie, provocando avvallamenti del terreno e crollo di eventuali edifici presenti.
Fonte: enciclopedia treccani.it
Il rischio geomorfologico
Il rischio geomorfologico si manifesta prevalentemente tramite eventi franosi e tramite l'erosione, causata da diversi fenomeni naturali, dei versanti. Questi fenomeni determinano dissesti di varia tipologia: frane di crollo dovute a particolari situazioni di fragilità strutturale e tettonica degli ammassi rocciosi su pendii acclivi, colate detritiche improvvise e veloci, deformazioni gravitative profonde di versante o colamenti lenti e continui nel tempo.
Con il termine frana si indica "un movimento di una massa di roccia, terra o detrito lungo un versante" (Cruden, 1991).
Le cause che predispongono e determinano questi processi di destabilizzazione sono molteplici, complesse e spesso combinate tra loro. Tra i fattori naturali che predispongono il nostro territorio ai dissesti idrogeologici, rientra senza dubbio la sua conformazione geologica e geomorfologica, caratterizzata da un'orografia giovane e tutt'ora in via di sollevamento e dalla diffusa presenza di litotipi, facilmente erodibili dagli agenti atmosferici. Inoltre le caratteristiche climatiche e la distribuzione annuale delle precipitazioni il disboscamento e gli incendi contribuiscono ad aumentare la vulnerabilità del territorio.
Le frane presentano condizioni di pericolosità diverse a seconda della massa e della velocità del corpo di frana. Ai fini della prevenzione, un problema di non semplice risoluzione è quello di definire i precursori e le soglie, intese sia come quantità di pioggia in grado di innescare il movimento franoso che come spostamenti/deformazioni del terreno, superati i quali si potrebbe avere il collasso delle masse instabili.
Nonostante esse siano oggetto di studio da oltre cento anni, non sono state ancora trovate ne una definizione né una classificazione universalmente riconosciute.
Sulla base delle tipologie di movimento e dei materiali coinvolti, tuttavia, i fenomeni franosi possono essere classificati in (Varnes, 1978):
crolli e ribaltamenti;
espandimenti laterali;
scivolamenti;
colamenti;
frane complesse.
Fonte: ruwa.it
Rielaborazione di: @gbvitrano
per Open Data Sicilia
Un ringraziamento speciale va ad @aborruso e Tonino Corso per le spiegazioni/informazioni sui vari tematismi del PAI. Grazie!
Fonte dati:
- Il Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) -
sitr.regione.sicilia.it
Assessorato del territorio e dell’ambiente – Dipartimento dell’ambiente
ISPRA
- Carta Tecnica Regionale 10K (C.T.R.) -
sitr.regione.sicilia.it - con licenza Creative Commons Attribuzione (condividi allo stesso modo – 3.0 italia)
Progetto Qgis per la rappresentazione cartografica (vestizione) della CTR 10k di: @aborruso, @totofiandaca e @gbvitrano - opendatasicilia.it
P.A.I. Regione Sicilia
Con il Piano per l’Assetto Idrogeologico viene avviata, nella Regione Siciliana, la pianificazione di bacino, intesa come lo strumento fondamentale della politica di assetto territoriale delineata dalla legge 183/89, della quale ne costituisce il primo stralcio tematico e funzionale.
Il Piano Stralcio per l’ Assetto Idrogeologico, di seguito denominato Piano Stralcio o Piano o P.A.I., redatto ai sensi dell’art. 17, comma 6 ter, della L. 183/89, dell’art. 1, comma 1, del D.L. 180/98, convertito con modificazioni dalla L. 267/98, e dell’art. 1 bis del D.L. 279/2000, convertito con modificazioni dalla L. 365/2000, ha valore di Piano Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, gli interventi e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio siciliano.
Relazione generale PAI
Relazione Generale in formato pdf
Relazione Generale in formato zip
Il Dipartimento dell’Urbanistica della Regione Siciliana diffonde gratuitamente i dati tematici originari del PAI in formato shape (anno 2015/2016) a fini di utilizzo istituzionali, secondo metodi di produzione e criteri di validazione atti a determinarne gli ambiti di sicurezza e completezza; essi non hanno alcun valore legale, ferme restando le opportune indicazioni fomite da precise delibere di Giunta Regionale. Pertanto, i dati tematici originari, in formato shape (.shp) o la loro elaborazione non sostituiscono le cartografie ufficiali del P.A.I., in formato .pdf, notificate alle Amministrazioni Comunali. Tali cartografie sono le uniche alle quali fare riferimento per le perimetrazioni vigenti. I dati tematici originari non sono commerciabili, ma possono essere utilizzati dagli utenti in base alle seguenti limitazioni di utilizzo e di diffusione: essi sono di proprietà della Regione Siciliana, che ne detiene i diritti d’autore (Legge n. 633/ 1941 e ss.mm.ii.)
Licenza: sulle condizioni di utilizzo e diffusione dei dati tematici originari in formato ESRITM SHAPE della Regione Siciliana – Dipartimento Regionale Ambiente – Servizio 3 ‘Assetto del Territorio e Difesa del Suolo’
Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Italia (CC BY-NC 3.0 IT)
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Data la natura esclusivamente informativa degli elaborati grafici e dei testi riportati, questi non costituiscono atti ufficiali.
Per accedere agli atti ufficiali si rinvia agli elaborati definitivi allegati alle specifiche deliberazioni.
Piano di assetto idrogeologico
Il Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) è uno strumento fondamentale della politica di assetto territoriale delineata dalla legge 183/89, viene avviata in ogni regione la pianificazione di bacino, esso ne costituisce il primo stralcio tematico e funzionale. Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, di seguito denominato Piano Stralcio o Piano o P.A.I., redatto ai sensi dell’art. 17, comma 6 ter, della L. 183/89, dell’art. 1, comma 1, del D.L. 180/98, convertito con modificazioni dalla L. 267/98, e dell’art. 1 bis del D.L. 279/2000, convertito con modificazioni dalla L. 365/2000, ha valore di Piano Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, gli interventi e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio.
Il P.A.I. ha sostanzialmente tre funzioni:
la funzione conoscitiva, che comprende lo studio dell’ambiente fisico e del sistema antropico, nonché della ricognizione delle previsioni degli strumenti urbanistici e dei vincoli idrogeologici e paesaggistici;
la funzione normativa e prescrittiva, destinata alle attività connesse alla tutela del territorio e delle acque fino alla valutazione della pericolosità e del rischio idrogeologico e alla conseguente attività di vincolo in regime sia straordinario che ordinario;
la funzione programmatica, che fornisce le possibili metodologie d’intervento finalizzate alla mitigazione del rischio, determina l’impegno finanziario occorrente e la distribuzione temporale degli interventi.
Norme di attuazione:
Le norme di attuazione contenute nel capitolo 11 della Relazione Generale del P.A.I. prevedono al comma 1 dell’art.5 che il P.A.I. è suscettibile di aggiornamento a seguito di variazioni succedutesi nel tempo o a nuovi studi che dimostrino un diverso assetto del territorio. In particolare, l’art. 5 “Aggiornamenti e modifiche” recita:
Il P.A.I. potrà essere oggetto di integrazioni e modifiche su richiesta e/o segnalazioni di Enti pubblici e Uffici territoriali, in relazione a:
a) indagini e studi a scala di dettaglio presentati da pubbliche amministrazioni;
b) nuovi eventi idrogeologici idonei a modificare il quadro della pericolosità;
c) variazioni delle condizioni di pericolosità derivanti da: effetti d’interventi non strutturali; realizzazione e/o completamento d’interventi strutturali di messa in sicurezza delle aree interessate ed effetti prodotti dalle opere realizzate per la mitigazione del rischio.
Nei casi di cui ai precedenti punti a), b) e c), le amministrazioni interessate devono provvedere a perimetrare le aree sulla Carta Tecnica Regionale, in scala 1:10000 e a trasmettere tali elaborati all’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente – Dipartimento Territorio.
Le modifiche e/o le integrazioni e gli aggiornamenti del P.A.I. saranno approvati con Decreto del Presidente della Regione, previa Delibera della Giunta Regionale, su proposta dell’assessore regionale a Territorio e Ambiente.
Tutti gli elementi ricadenti in aree a pericolosità determinano condizioni di rischio; per quanto riguarda quelli non individuati nelle carte allegate al progetto del P.A.I., si invitano i comuni a segnalarne la presenza con ubicazione su cartografia.
Fonte: Piano di assetto idrogeologico
Pericolosità: Probabilità che in una data area si verifichi un evento dannoso di una determinata intensità entro un determinato periodo di tempo, il tempo di ritorno. La pericolosità è funzione della frequenza dell’evento. In alcuni casi, ad esempio le alluvioni, è possibile stimare con un’approssimazione accettabile la probabilità che si verifichi un determinato evento entro il periodo di ritorno. In altri casi, come per alcuni tipi di frane, la stima è invece più difficile.
Rischio:
Il rischio può essere definito come il valore atteso di perdite (vite umane, feriti, danni alle proprietà e alle attività economiche) dovute al verificarsi di un evento di una data intensità, in una particolare area, in un determinato periodo di tempo.
Il rischio quindi è traducibile nell'equazione:
R = P x V x E
P = Pericolosità (Hazard): è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un certo periodo di tempo, in una data area.
V = Vulnerabilità:
la Vulnerabilità di un elemento (persone, edifici, infrastrutture, attività economiche) è la propensione a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte da un evento di una certa intensità.
E = Esposizione o Valore esposto:
è il numero di unità (o “valore”) di ognuno degli elementi a rischio (es. vite umane, case) presenti in una data area.
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