Palermo - Mappa della Pericolosità idrogeologica
Pericolosità Frana | Pericolosità Alluvione | |||||||||||||||||||||||
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Tavole in formato pdf - Pericolosità e rischio geomorfologico - Regione Sicilina
Tavole in formato pdf - Pericolosità Idraulica - Regione Sicilina
Piano di gestione del Rischio di Alluvioni - Regione Sicilina
Classificazione del P.A.I.
Vincoli e regolamentazioni d’uso del territorio
Pericolosità da frana moderata P1: generalmente consentita ogni tipologia di intervento prevista dagli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica.
Pericolosità da frana media P2: gli interventi ammissibili sono quelli previsti dagli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica. Gli interventi generalmente sono soggetti ad uno studio di compatibilità.
Pericolosità da frana elevata P3: sono generalmente consentiti, oltre agli interventi ammessi nelle aree a pericolosità molto elevata,anche gli interventi di ampliamento di edifici esistenti per l'adeguamento igienico-sanitario e la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue.
Pericolosità da frana molto elevata P4: sono consentiti esclusivamente: gli interventi di demolizione senza ricostruzione; gli interventi strettamente necessari a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superficie o di volume e senza cambiamenti di destinazione d’uso; le opere di bonifica e sistemazione dei movimenti franosi.
Siti di attenzione AA: porzioni di territorio ove vi sono informazioni di possibili situazioni di dissesto a cui non è ancora stata associata alcuna classe di pericolosità. Ogni determinazione relativa ad eventuali interventi è subordinata alla redazione di un adeguato studio geomorfologico volto ad accertare il livello dipericolosità sussistente nell’area.
La pericolosità è definita in letteratura in vari modi e con diverse accezioni. Quella più largamente accettata in relazione ai fenomeni naturali è quella proposta nel rapporto UNESCO del 1984, secondo cui la pericolosità è definita come ”probabilità di occorrenza di un fenomeno potenzialmente pericoloso in un determinato intervallo di tempo e in una certa area”.
La definizione di pericolosità include il concetto di spazialità e temporalità del fenomeno naturale e marginalmente il concetto di intensità o magnitudo cioè la dimensione ed il potere distruttivo del fenomeno.
Alcuni autori hanno definito la pericolosità come probabilità che un fenomeno di una certa intensità si verifichi in un dato periodo ed in una data area.
La valutazione della pericolosità può essere fatta con diverse metodologie:
metodi euristici basati su stime soggettive e qualitative;
metodi statistici basati sullo studio di relazioni statistiche tra fattori di controllo e pericolosità;
metodi deterministici basati su funzioni che modellano la pericolosità a partire da leggi fisico meccaniche.
La carta della pericolosità connessa ai fenomeni franosi costituisce una valutazione della pericolosità da frana finalizzata alla zonazione del territorio in aree suscettibili di innesco.
Per i fenomeni franosi in genere, quindi, i modelli predittivi si limitano a definire dove un determinato fenomeno è possibile che accada e con quale probabilità, senza determinare in modo esplicito i tempi di ritorno e le intensità.
Fonte: isprambiente.gov.it
Rielaborazione di: @gbvitrano
per Open Data Sicilia
Un ringraziamento speciale va ad @aborruso e Tonino Corso per le spiegazioni/informazioni sui vari tematismi del PAI. Grazie!
Fonte dati:
- Il Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) -
sitr.regione.sicilia.it
Assessorato del territorio e dell’ambiente – Dipartimento dell’ambiente
ISPRA
- Carta Tecnica Regionale 10K (C.T.R.) -
sitr.regione.sicilia.it - con licenza Creative Commons Attribuzione (condividi allo stesso modo – 3.0 italia)
Progetto Qgis per la rappresentazione cartografica (vestizione) della CTR 10k di: @aborruso, @totofiandaca e @gbvitrano - opendatasicilia.it
P.A.I. Regione Sicilia
Con il Piano per l’Assetto Idrogeologico viene avviata, nella Regione Siciliana, la pianificazione di bacino, intesa come lo strumento fondamentale della politica di assetto territoriale delineata dalla legge 183/89, della quale ne costituisce il primo stralcio tematico e funzionale.
Il Piano Stralcio per l’ Assetto Idrogeologico, di seguito denominato Piano Stralcio o Piano o P.A.I., redatto ai sensi dell’art. 17, comma 6 ter, della L. 183/89, dell’art. 1, comma 1, del D.L. 180/98, convertito con modificazioni dalla L. 267/98, e dell’art. 1 bis del D.L. 279/2000, convertito con modificazioni dalla L. 365/2000, ha valore di Piano Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, gli interventi e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio siciliano.
Relazione generale PAI
Relazione Generale in formato pdf
Relazione Generale in formato zip
Il Dipartimento dell’Urbanistica della Regione Siciliana diffonde gratuitamente i dati tematici originari del PAI in formato shape (anno 2015/2016) a fini di utilizzo istituzionali, secondo metodi di produzione e criteri di validazione atti a determinarne gli ambiti di sicurezza e completezza; essi non hanno alcun valore legale, ferme restando le opportune indicazioni fomite da precise delibere di Giunta Regionale. Pertanto, i dati tematici originari, in formato shape (.shp) o la loro elaborazione non sostituiscono le cartografie ufficiali del P.A.I., in formato .pdf, notificate alle Amministrazioni Comunali. Tali cartografie sono le uniche alle quali fare riferimento per le perimetrazioni vigenti. I dati tematici originari non sono commerciabili, ma possono essere utilizzati dagli utenti in base alle seguenti limitazioni di utilizzo e di diffusione: essi sono di proprietà della Regione Siciliana, che ne detiene i diritti d’autore (Legge n. 633/ 1941 e ss.mm.ii.)
Licenza: sulle condizioni di utilizzo e diffusione dei dati tematici originari in formato ESRITM SHAPE della Regione Siciliana – Dipartimento Regionale Ambiente – Servizio 3 ‘Assetto del Territorio e Difesa del Suolo’
Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Italia (CC BY-NC 3.0 IT)
Le informazioni visibili e condivise in queste pagine non comportano la visualizzazione di dati sensibili.
Data la natura esclusivamente informativa degli elaborati grafici e dei testi riportati, questi non costituiscono atti ufficiali.
Per accedere agli atti ufficiali si rinvia agli elaborati definitivi allegati alle specifiche deliberazioni.
Piano di assetto idrogeologico
Il Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) è uno strumento fondamentale della politica di assetto territoriale delineata dalla legge 183/89, viene avviata in ogni regione la pianificazione di bacino, esso ne costituisce il primo stralcio tematico e funzionale. Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, di seguito denominato Piano Stralcio o Piano o P.A.I., redatto ai sensi dell’art. 17, comma 6 ter, della L. 183/89, dell’art. 1, comma 1, del D.L. 180/98, convertito con modificazioni dalla L. 267/98, e dell’art. 1 bis del D.L. 279/2000, convertito con modificazioni dalla L. 365/2000, ha valore di Piano Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni, gli interventi e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio.
Il P.A.I. ha sostanzialmente tre funzioni:
la funzione conoscitiva, che comprende lo studio dell’ambiente fisico e del sistema antropico, nonché della ricognizione delle previsioni degli strumenti urbanistici e dei vincoli idrogeologici e paesaggistici;
la funzione normativa e prescrittiva, destinata alle attività connesse alla tutela del territorio e delle acque fino alla valutazione della pericolosità e del rischio idrogeologico e alla conseguente attività di vincolo in regime sia straordinario che ordinario;
la funzione programmatica, che fornisce le possibili metodologie d’intervento finalizzate alla mitigazione del rischio, determina l’impegno finanziario occorrente e la distribuzione temporale degli interventi.
Norme di attuazione:
Le norme di attuazione contenute nel capitolo 11 della Relazione Generale del P.A.I. prevedono al comma 1 dell’art.5 che il P.A.I. è suscettibile di aggiornamento a seguito di variazioni succedutesi nel tempo o a nuovi studi che dimostrino un diverso assetto del territorio. In particolare, l’art. 5 “Aggiornamenti e modifiche” recita:
Il P.A.I. potrà essere oggetto di integrazioni e modifiche su richiesta e/o segnalazioni di Enti pubblici e Uffici territoriali, in relazione a:
a) indagini e studi a scala di dettaglio presentati da pubbliche amministrazioni;
b) nuovi eventi idrogeologici idonei a modificare il quadro della pericolosità;
c) variazioni delle condizioni di pericolosità derivanti da: effetti d’interventi non strutturali; realizzazione e/o completamento d’interventi strutturali di messa in sicurezza delle aree interessate ed effetti prodotti dalle opere realizzate per la mitigazione del rischio.
Nei casi di cui ai precedenti punti a), b) e c), le amministrazioni interessate devono provvedere a perimetrare le aree sulla Carta Tecnica Regionale, in scala 1:10000 e a trasmettere tali elaborati all’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente – Dipartimento Territorio.
Le modifiche e/o le integrazioni e gli aggiornamenti del P.A.I. saranno approvati con Decreto del Presidente della Regione, previa Delibera della Giunta Regionale, su proposta dell’assessore regionale a Territorio e Ambiente.
Tutti gli elementi ricadenti in aree a pericolosità determinano condizioni di rischio; per quanto riguarda quelli non individuati nelle carte allegate al progetto del P.A.I., si invitano i comuni a segnalarne la presenza con ubicazione su cartografia.
Fonte: Piano di assetto idrogeologico
Pericolosità: Probabilità che in una data area si verifichi un evento dannoso di una determinata intensità entro un determinato periodo di tempo, il tempo di ritorno. La pericolosità è funzione della frequenza dell’evento. In alcuni casi, ad esempio le alluvioni, è possibile stimare con un’approssimazione accettabile la probabilità che si verifichi un determinato evento entro il periodo di ritorno. In altri casi, come per alcuni tipi di frane, la stima è invece più difficile.
Rischio:
Il rischio può essere definito come il valore atteso di perdite (vite umane, feriti, danni alle proprietà e alle attività economiche) dovute al verificarsi di un evento di una data intensità, in una particolare area, in un determinato periodo di tempo.
Il rischio quindi è traducibile nell'equazione:
R = P x V x E
P = Pericolosità (Hazard): è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un certo periodo di tempo, in una data area.
V = Vulnerabilità:
la Vulnerabilità di un elemento (persone, edifici, infrastrutture, attività economiche) è la propensione a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte da un evento di una certa intensità.
E = Esposizione o Valore esposto:
è il numero di unità (o “valore”) di ognuno degli elementi a rischio (es. vite umane, case) presenti in una data area.
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